Separarsi senza matrimonio: quali sono le procedure?
La fine di una relazione di coppia può comportare questioni complesse da gestire, anche quando non vi è stato un matrimonio. Sebbene l’ordinamento giuridico italiano preveda specifiche tutele per i coniugi in caso di separazione, le coppie non sposate non sono soggette alle stesse regole.
Tuttavia, esistono strumenti giuridici che regolano i rapporti patrimoniali, la gestione dei figli e altre conseguenze della fine di una convivenza.
Coppie non sposate e fine della convivenza
In Italia, le coppie non coniugate possono formalizzare la propria unione attraverso un contratto di convivenza o, in alcuni casi, attraverso l’istituto delle unioni civili (riservato alle coppie dello stesso sesso). Quando la relazione giunge al termine, la separazione segue percorsi diversi a seconda della situazione:
• Se la coppia ha stipulato un contratto di convivenza, sarà necessario scioglierlo formalmente.
• Se ci sono figli minori, si applicano le norme in materia di responsabilità genitoriale e mantenimento, indipendentemente dal matrimonio.
• Se non vi sono figli né accordi patrimoniali, la separazione non richiede alcun intervento giuridico formale.
Vediamo nel dettaglio le diverse situazioni.
1. Scioglimento del contratto di convivenza
Il contratto di convivenza, disciplinato dalla Legge n. 76/2016 (Legge Cirinnà), è un accordo scritto che regola aspetti patrimoniali della vita di coppia. Se i conviventi decidono di separarsi, il contratto può essere sciolto in tre modi:
1. Per accordo reciproco: le parti possono redigere un atto scritto, firmato dinanzi a un notaio o a un avvocato, con cui dichiarano la cessazione del contratto.
2. Per volontà unilaterale: uno dei conviventi può comunicare la propria decisione all’altro per iscritto, tramite un atto notificato da un avvocato o un notaio.
3. Per matrimonio o unione civile: se uno dei due conviventi si sposa o costituisce un’unione civile, il contratto di convivenza si scioglie automaticamente.
Se il contratto prevedeva diritti patrimoniali (ad esempio, il diritto di abitazione su un immobile di proprietà di uno solo dei due), la sua cessazione può avere conseguenze economiche che devono essere gestite legalmente.
2. Affidamento e mantenimento dei figli
Se dalla relazione sono nati dei figli, la separazione comporta obblighi e diritti precisi, regolati dagli artt. 337-bis e seguenti del Codice Civile. Le norme sulla responsabilità genitoriale si applicano sia ai genitori sposati che a quelli non coniugati, garantendo la tutela dell’interesse del minore.
Le questioni principali da affrontare sono:
• Affidamento: la regola generale è l’affidamento condiviso, salvo situazioni particolari in cui sia necessario l’affidamento esclusivo a un solo genitore.
• Mantenimento: entrambi i genitori devono contribuire economicamente al sostentamento del figlio, proporzionalmente alle rispettive capacità reddituali. Se il figlio vive stabilmente con un genitore, l’altro è tenuto al versamento di un assegno di mantenimento.
• Assegnazione della casa familiare: se la coppia conviveva con figli minori, il giudice valutando caso per caso può assegnare la casa al genitore con cui i figli continuano a vivere, indipendentemente da chi sia il proprietario.
Se i genitori non riescono a trovare un accordo, è possibile rivolgersi al tribunale, che deciderà nell’interesse del minore.
3. Regolamentazione dei rapporti patrimoniali tra ex conviventi
A differenza delle coppie sposate, i conviventi non beneficiano automaticamente di diritti patrimoniali reciproci dopo la separazione. In assenza di un contratto di convivenza, ogni partner mantiene i beni acquistati a proprio nome. Tuttavia, possono sorgere questioni legali in merito a:
• Contributi economici alla vita comune: se un convivente ha sostenuto economicamente l’altro (ad esempio, contribuendo alla ristrutturazione della sua casa), potrebbe avere diritto a una indennità o restituzione.
• Attività lavorativa svolta nell’interesse dell’altro: se un convivente ha lavorato senza compenso in un’attività dell’altro (ad esempio, in un’azienda di famiglia), può chiedere un risarcimento per arricchimento senza causa.
• Debiti contratti in comune: ciascun convivente risponde solo per le obbligazioni che ha personalmente assunto, salvo diverso accordo scritto.
4. Riconoscimento di diritti successori
Uno dei principali limiti della convivenza non formalizzata è l’assenza di diritti successori automatici. Se un convivente decede senza testamento, l’altro non eredita nulla. Per questo motivo, è sempre consigliabile redigere un testamento se si desidera tutelare il partner anche dopo la fine della relazione. Tuttavia, esiste la possibilità di diritti di abitazione temporanea per il convivente superstite sulla casa comune.
una separazione meno formale, ma non priva di conseguenze
Separarsi senza essere sposati può sembrare meno complesso rispetto alla separazione coniugale, ma non è privo di implicazioni giuridiche. Quando sono coinvolti figli o beni in comune, la corretta gestione della fine della convivenza richiede attenzione e, in molti casi, l’assistenza di un professionista per tutelare i propri diritti e prevenire futuri contenziosi.